giovedì 17 gennaio 2008

Aspartame, il dolcificante


L’aspartame è un edulcorante intenso a basso tenore calorico.

Si presenta come una polvere bianca e inodore ed è circa 200 volte più dolce dello zucchero. L’aspartame è utilizzato in una serie di prodotti alimentari quali bevande, prodotti di pasticceria e confetteria, prodotti lattieri, gomme da masticare, prodotti a basso tenore energetico e dietetici, nonché come edulcorante da tavola in tutto il mondo.

L’aspartame è autorizzato da molti anni in numerosi paesi sulla base di valutazioni di sicurezza realizzate.


L’edulcorante e i suoi derivati formano oggetto di ricerche approfondite da più di vent’anni, ivi compresi mediante studi sperimentali sugli animali, ricerche cliniche, studi sulle quantità assunte e studi epidemiologici. Esso è peraltro oggetto di una sorveglianza successiva all’immissione in commercio.


L’aspartame è stato giudicato sicuro per il consumo umano, conclusione ribadita nel riesame condotto dal comitato scientifico dell’alimentazione umana (SCF) nel 2002.


Nel 2005 la Fondazione Ramazzini di Bologna (Italia) ha pubblicato i risultati di un nuovo studio sulla cancerogenicità dell’aspartame sui ratti. Lo studio e i risultati della Fondazione Ramazzini sono stati anche oggetto di valutazione da parte dell'EFSA (Agenzia per la Sicurezza Alimentare).


Nel maggio 2006 è stato eseguito un nuovo studio, condotto dalla Fondazione europea Ramazzini in Italia, sulla cancerogenicità dell’aspartame nel lungo termine. Sulla base di tutti i dati disponibili, il gruppo scientifico ha concluso che non vi è alcuna necessità di rivalutare ulteriormente la sicurezza dell’aspartame né di sottoporre a revisione la dose giornaliera accettabile (ADI) fissata per l’aspartame (40 mg/kg di peso corporeo).
Il gruppo di esperti scientifici ha inoltre fatto osservare che i livelli di assunzione dell’aspartame in Europa, che vanno fino a 10 mg/kg di peso corporeo al giorno, sono ben al di sotto dell’ADI.

Gli additivi alimentari - I conservanti



Ai sensi della legislazione della Comunità europea, per additivo alimentare si intende qualsiasi sostanza normalmente non consumata come alimento in quanto tale e non utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti, indipendentemente dal fatto di avere un valore nutritivo, che aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari per un fine tecnologico si possa presumere che diventi, essa stessa o i suoi derivati, un componente di tali alimenti, direttamente o indirettamente.



Sono sostanze deliberatamente aggiunte ai prodotti alimentari per svolgere determinate funzioni tecnologiche, ad esempio per colorare, dolcificare o conservare.


Gli additivi che si trovano più spesso sulle etichette degli alimenti sono gli antiossidanti, i coloranti, gli emulsionanti, gli stabilizzanti, i gelificanti, gli addensanti, gli esaltatori di sapidità, i conservanti e gli edulcoranti.
In Europa gli additivi alimentari sono indicati sull’etichetta della confezione con un codice formato dalla lettera E seguita da un numero (per esempio E415) oppure con la loro denominazione chimica.
Secondo la normativa europea, gli additivi devono essere esplicitamente autorizzati a livello europeo prima di poter essere utilizzati negli alimenti. Per ottenere l’autorizzazione, gli additivi devono essere sottoposti ad una valutazione di sicurezza dell’impiego proposto.

Tutti gli additivi autorizzati devono inoltre essere conformi ai requisiti di purezza approvati, fissati in altre tre direttive (per ulteriori informazioni fare clic sui link).
Nuova normativa sugli additivi alimentari
Nel 2006 la Commissione europea ha pubblicato una proposta, non ancora adottata, relativa ad un nuovo regolamento sugli additivi alimentari unitamente a proposte di regolamenti sugli aromatizzanti alimentari e sugli enzimi alimentari.

mercoledì 5 dicembre 2007

Ripartono i menu etnici. Si ricomincia il 12 dicembre con il menu rumeno.

Ormai è completamente svuotato di significato l'iniziativa del Comune di Roma, sarà un menu etnico italianizzato al massimo.
Il 12 dicembre i bambini delle scuole di Roma penseranno che la pasta al ragù, lo sformato di patate e wurstel e la torta di noci e cioccolato provengano dalla romania. Infatti sarà questa la scaletta delle portate che verranno somministrate.
Quasi tutti si domandano che senso ha continuare questa iniziativa che non ha trovato alcun successo tra i bambini, mentre continua a piacere solamente a chi l'ha ideata.

lunedì 12 novembre 2007

Sospesi i menu etnici nelle scuole del Comune di Roma

Il Dipartimento del Comune di Roma che si occupa del coordinamento delle mense scolastiche nei municipi della città ha deciso di sospendere per il mese di novembre la giornata etnica. Quindi il menu della Romania non sarà servito. Forse si riprenderà a dicembre direttamente con il menu Polacco che sicuramente ha sapori molto più simili a quelli della cucina tradizionale italiana e quindi più facilmente accettati dai piccoli.

venerdì 2 novembre 2007

Menu etnici nelle scuole del comune di Roma


Secondo un'indagine dell'associazione dei consumatori il menù etnico inserito nelle scuole di Roma è stato poco apprezzato.
"Ogni mese un paese": si chiama così il progetto che porta nelle mense scolastiche dei Municipi romani specialità gastronomiche provenienti da tutto il mondo.
Promossa dall'assessorato comunale alle Politiche Educative, l'iniziativa prevede che, una volta ogni trenta giorni, venga servito un menù etnico, tipico di una delle otto comunità maggiormente numerose nelle scuole della città.

Ottobre è stato il mese del Bangladesh, novembre sarà della Romania, dicembre dell'Albania. Alla Polonia toccherà a gennaio, al Perù, a febbraio, mentre piatti cinesi, marocchini e filippini, verranno gustati rispettivamente a marzo, aprile e maggio.

Purtroppo l'iniziativa, pur lodevole, non ha raggiunto i risultati attesi, infatti molti bambini, non abituati ai sapori della cucina etnica, sono rimasti a digiuno, con la conseguenza che le mamme sono state costrette a chiedere un incontro urgente con il Sindaco.
La soluzione alternativa potrebbe essere l'inserimento di solamente un piatto etnico invece che un menu intero.
La settimana prossima è prevista una riunione straordinaria in comune, per prendere decisioni in materia, invito le mamme ad inviare ulteriori suggerimenti per poterli girare al comune.

Come si calcola il dispendio energetico totale?

Il dispendio energetico totale non è facile da valutare poichè viene influenzato dai Livelli di Attività Fisica (LAF) giornalieri che sono diversi a secondo del tipo di lavoro svolto, del tipo di sport praticato e da tante altre variabili. Può essere stimato partendo dal MB e moltiplicandolo per diversi fattori in base alle attività svolte se sedentarie, leggere, moderate o pesanti. Questi fattori variano in base al sesso e all’età.

Che cos'è il Metabolismo di Base?

Il MB è la quantità di energia utilizzata da un individuo a riposo, a temperatura ambiente di circa 25° C, a digiuno da 12-14 ore, in condizioni di rilassamento fisico e psicologico.
Il MB è l’energia consumata dall’organismo per il mantenimento di tutte le funzioni vitali e viene espresso in kilocalorie/giorno.
Il MB può essere misurato negli studi scientifici, direttamente sul soggetto, con attrezzature sofisticatissime.
Oppure può essere facilmente stimato, con un’approssimazione di circa il 2%, utilizzando le formule matematiche di equazioni di predizione del Metabolismo Basale, riportate in seguito.
In un individuo adulto, il MB rappresenta circa il 65-75% del dispendio energetico totale, e i consumi energetici in una condizione basale, quindi di riposo, si riferiscono all’attività della massa magra, ovvero della massa muscolare. Quindi è importante il ruolo dell’attività fisica nel mantenimento della massa muscolare per mantenere alto il nostro metabolismo di base.
Il MB è influenzato da diversi fattori:
- dalla composizione corporea, chi ha più muscoli ha più alto il MB
- dall’età, il MB si riduce con il passare degli anni poichè diminuisce la massa muscolare
- dal sesso, gli uomini hanno un MB più alto rispetto alle donne
- dalla temperatura ambiente
- dal tipo di dieta
- dalle condizioni fisiologiche, la gravidanza e l’allattamento determinano un aumento del dispendio energetico

Equazioni di predizione del Metabolismo Basale (MB)

Sulla base di dati raccolti in numerosi studi scientifici, sono state ricavate dalla FAO/WHO/ONU nel 1985, le equazioni predittivi del MB per la popolazione italiana.
É un calcolo matematico veloce che si può eseguire semplicemente poiché richiede la conoscenza dell’età e del peso in kg.

giovedì 1 novembre 2007

Zuppa di farro

Zuppa di farro

Body Mass Index

La formula per calcolare il B.M.I., che può essere definito anche Indice di Massa Corporea (I.M.C.) è semplice e veloce, ed è presente in tutti i siti che parlano di alimentazione.
Quasi nessuno però spiega il significato di questo indice. E’ stato introdotto in ambito scientifico per valutare il rischio di mortalità, ma oggi è utilizzato anche per definire lo stato nutrizionale. In America viene utilizzato dalle assicurazioni sanitarie per valutare la classe di rischio del soggetto. Poiché prende in considerazione solo due variabili, il peso e l’altezza, deve essere utilizzato con cautela nei singoli individui, specie nei bambini in accrescimento e negli anziani, poiché può dare indicazioni non precise. Se confrontiamo due individui, uno in sovrappeso e un atleta muscoloso, potrebbero avere lo stesso peso, e se anche l’altezza sarà la stessa, il BMI sarà il medesimo. Però ovviamente la composizione corporea tra i due individui sarà molto diversa.
È invece piuttosto accurato quando riferito a gruppi di popolazione.

Il BMI si calcola in uno dei seguenti modi:

Peso / (altezza in metri x altezza in metri)

Oppure

Peso/altezza in metri/altezza in metri

Per esempio:
Una donna di 55 kg, alta 1,60 m. avrà un BMI di 21,5 (normopeso o rischio di mortalità basso)
55 / (1,60 x 1,60) = 21,5

Un uomo di 80 kg, alto 1,85 m avrà un BMI di 23,4 (normopeso o rischio di mortalità basso)

80 / 1,85 / 1,85 = 23,4

Una volta ottenuto l’indice, per capire la nostra composizione corporea, dobbiamo identificare la categoria di appartenenza con la tabella 1.

Tabella 1

meno di 16,0 Magrezza grave, rischio di malattia severo

16,0–17,0 Magrezza moderata, rischio di malattia moderato

17,0–18,5 Sottopeso, rischio di malattia aumentato

18,5–24,9 Normopeso, rischio di malattia basso

25,0–29,9 Soprappeso, rischio di malattia aumentato

30,0–34,9 Obesità I° grado, rischio di malattia moderato

35,0 – 39,9 Obesità II° grado, rischio di malattia severo

≥ 40,0 Obesità III° grado, rischio di malattia molto severo

Che cos'è il dispendio energetico totale?


Il dispendio energetico di un individuo è il risultato di tre diversi fattori:
1. Metabolismo di Base (MB)
2. Termogenesi indotta dalla dieta (TID)
3. Livello di Attività fisica (LAF)


Questi tre fattori incidono in maniera diversa nella composizione del dispendio energetico totale di ognuno di noi.
Il MB è la componente principale e influisce per il 65-75%
La TID influisce per il 7-13%
Il LAF è la componente più variabile, poichè dipende strettamente dal tipo, frequenza e intensità dell’attività fisica svolta. Può arrivare ad incidere per il 15-30%